ORDINE DEL GIORNO SULLE VERTENZE ARA E APA | di Gianfranco Congiu

capogruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale
Ecco il testo dell’Ordine del giorno  sulle misure per fronteggiare la situazione di crisi in cui versano ARA Sardegna (Associazione regionale allevatori)  AIPA (Associazione interprovinciale) e APA (Associazione provinciale).
Ricordo che stiamo parlando di attori fondamentali  della politica agricola regionale ai quali compete la gestione del Piano operativo di assistenza tecnica  finalizzato all’incremento e al miglioramento delle produzioni animali e alla valorizzazione zootecnica che agisce in stretto raccordo con la programmazione agricola regionale.
Inoltre le APA della Sardegna, con 93 dipendenti, contano oltre 6.000 allevatori associati per i quali
eseguono, oltre ai suddetti previsti lavori istituzionali, una serie di servizi su delega (caricamento
dei soggetti in banca dati nazionale; caricamento modelli per lo spostamento del
bestiame, ecc.) procedure fondamentali per l’emissione di quelle certificazioni  grazie alle quali gli allevatori possono ottenere i premi comunitari.
Stiamo parlando quindi di un Enti rilevanti  (l’ARA  Sardegna è soggetto giuridicamente riconosciuto dalla Regione Sardegna  con Decreto del Presidente n. 19 del 9 marzo 1982)  la cui operatività è messa a serio rischio per una serie di fattori (ritardi nel trasferimento delle risorse; mancanza di adeguata pianificazione; licenziamenti  nel quadro di una politica di riduzione dei costi che sfugge al controllo della Regione.
Il dibattito è stato innescato da tre mozioni che sono confluite in un ORDINE del GIORNO unitario riportato nel riquadro in basso.
Per quanto mi riguarda non sono incline ad incasellare la questione in una mera disputa di carattere amministrativo perchè è in ballo la VISIONE  e la TUTELA del sistema agricolo Sardo.
Un  sistema che è assolutamente peculiare e che è erede e gestore di un patrimonio zootecnico autoctono assolutamente unico in Europa.
Ne siamo consapevoli?
E siamo anche consapevoli che il depotenziamento delle strutture tecniche, la loro “fusione nelle centrali italiane” non sia il preludio per una progressiva perdita di controllo (e quindi di tutela) sulle nostre razze autoctone?
Ecco il senso del dibattito ed il messaggio lanciato con l’Ordine del giorno votato unanimemente: difendiamo la nostra agricoltura, il nostro patrimonio zootecnico, le nostre unicità.
Il resoconto integrale della seduta e dei singoli interventi  lo trovi qui.

Da proponente della mozione n. 392 mi spettava la replica alle dichiarazioni dell’assessore: ecco uno stralcio del mio intervento:

CONGIU GIANFRANCO (Partito dei Sardi).  “(…) riconosco che lei è in buona fede assessore Caria e non so che linguaggio parlare in questo momento; non so come rivolgermi a lei. Perché se lei fosse un tecnico, se lei fosse un dipendente di AGRIS, se lei fosse un dipendente di LAORE saprei come affrontarla. Le direi, la sua è una statura tecnica che la porta a fare delle piroette encomiabili un po’ sul diritto del lavoro, un po’ sulle normative e stabilizzazioni ma non si concentra su quello che è il dato politico di questa giornata, il dato politico è: “Cosa vogliamo fare del sistema agricolo in Sardegna”. Se lei fosse un dipendente di ARGEA avrei usato questa terminologia ma lei è un politico, lei dovrebbe avere scolpita nel suo DNA la esse di Sardegna, la esse di una sardità di un sistema agricolo che non tollera che le chiavi della zootecnia e dell’agricoltura vengano consegnate ad altri e ci si limiti semplicemente ad una difesa d’ufficio dell’operato dei propri uffici. Guardi, mi capita spesso di fare il difensore d’ufficio nelle aule di Tribunale  e so qual è il minimo sindacale di una difesa e qual è invece un quoziente aggiuntivo: in lei non ho trovato quel quoziente aggiuntivo che ci fa dire: “Mi carico sulle spalle una zootecnia, un’agricoltura e la conduco verso una nuova stagione”. Non mi basta sentir dire che sono associazioni private, queste associazioni hanno avuto nell’82 un riconoscimento dal Presidente della Regione con un decreto che ne ha sancito la loro rilevanza socio-economica. Non è da tutti fregiarsi di un riconoscimento di questa portata. Lei sa che per effetto di un accordo di commercio tra Canada e Italia, l’unico esportatore verso il Canada di olio extravergine è la Regione Veneto? Gli oli veneti sono gli unici che sbarcano in uno dei mercati più prestigiosi al mondo. Sa chi era  il Ministro delle politiche agricole in quegli anni? Chi ha favorito questo accordo? Era il ministro Zaia. Ora,  non ho troppe simpatie per quella parte politica nè a quella  mi riferisco, ma questo intendo quando dico “caricato sulle spalle il destino di una terra”. Io non ho colto questa dimensione dalle sue parole, assessore Caria. Lei ha parlato di norme che limitano le stabilizzazioni, ma chi le parla non vuole le stabilizzazioni:  lo dico di fronte ai dipendenti, io non voglio le stabilizzazioni di nessuno, io voglio semplicemente una tutela della zootecnia e dell’agricoltura, i posti di lavoro sono la conseguenza di un sistema che funziona, non la sua precondizione Assessore (…)  voglio un Assessorato che sia in grado di sviluppare un piano industriale non dire alle APA: presentatamelo voi.  Quello che le voglio dire è che noi abbiamo un patrimonio da tutelare e lo vogliamo tutelare così.  Lei ad un ragionamento di prospettiva ha  anteposto la tecnicaltà delle norme, questo è quello che mi dispiace. Ecco, il mio è un sentimento di dispiacere perché in questo momento manca in lei la visione politica (…)  lei è stato consigliere regionale come noi, lei è stato legislatore, lei non è un tecnico, lei deve caricarsi sulle spalle il destino dell’agricoltura in Sardegna, questo è tracciare una rotta! Non ci basta, in quest’Aula è emerso un dibattito che chiede questo, chiede una progettualità, ognuno faccia la sua parte. Io mi scuso se mi sto accalorando, mi scuso anche se le manco di rispetto probabilmente, non è nelle mie intenzioni, le riconosco la buona fede le ripeto, però in questo momento manca la visione programmatica (…)  ma ci vuol tanto, portiamo in Sardegna  il Ministro dell’agricoltura, portiamolo qua perché qui abbiamo delle unicità che noi vogliamo tutelare. Abbiamo  abbiamo dei patrimoni che non vogliamo perdere.  Smettiamola di accettare supinamente quello che ci impongono….”.

 

 

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