
La Sardegna è legata inscindibilmente al suo sistema ferroviario.
Qui più che altrove, le strade ferrate hanno rappresentato la prima emancipazione dall’isolamento e, con la chiusura degli esercizi ferroviari, si aprono inevitabilmente scenari di crisi.
Ho ancora ben chiaro il disastro economico e sociale che si è aperto con la dismissione servizio merci voluta nei primi anni del duemila, dall’allora Ferrovie dello Stato (oggi Trenitalia) e la chiusura del servizio di traghettamento da Golfo Aranci.
Gli scenari che potrebbero aprirsi oggi con la chiusura per decreto delle linee ferroviarie ritenute insicure, evocano quegli spettri del passato.
Voglio battermi perché ciò non accada.
E lo faccio rivolgendomi ai vertici aziendali ARST ai quali chiedo immediate misure per fronteggiare la chiusura dell’esercizio ferroviario sulla Macomer/Nuoro.
Non chiedo corse sostitutive con i pullman bensì l’immediato e straordinario impiego di uomini che, nel rispetto dei dettami di sicurezza emanati dalla agenzia nazionale ANSF, presidiino quei pochi attraversamenti “privati” ancora presenti nel tracciato (almeno in attesa dell’espletamento dei bandi per gli assuntori) e dispongano le più opportune turnazioni di servizio per garantire il doppio macchinista in cabina.
La chiusura della tratta ferroviaria la si combatte solo così.
Non con le corse sostitutive “gommate” (sarebbe il viatico per le definitiva cancellazione) ma con il completamento del complessivo piano di messa in sicurezza che da anni è in corso proprio sulla tratta oggetto di chiusura.
Già proprio così: completamento del piano di sicurezza.
Quello che, infatti, sfugge ai Soloni dell’ANSF è che la Regione Sardegna (per il tramite di ARST) da anni investe risorse rilevantissime proprio sul versante sicurezza: mi piacerebbe vedere quali altre regioni stanno investendo risorse proprie così come stiamo facendo noi e magari scopriremo che altrove lo Stato garantisce i trasporti mentre qui da noi li sacrifica o, peggio, ce li addebita. Perché è proprio questo il nodo: una Regione che supplisce alle inadempienze statuali. È tutto questo è molto faticoso oltre che profondamente ingiusto.
Per questo ANSF avrebbe dovuto modulare diversamente il suo intervento operando gli opportuni distinguo nei confronti di chi nulla ha fatto e di chi, come noi, la messa in sicurezza se la sta pagando di tasca.
Può darsi che vi sia stata sottovalutazione da parte di ARST ma un dato è certo: i trenta giorni che ANSF ed il Ministero hanno dato per l’adeguamento delle reti ai nuovi standard, hanno il sapore di una beffa, quel vizietto tutto italico di correre ai ripari dopo che il danno è stato fatto. Già, perché sono pronto a scommettere che se nulla fosse accaduto in Puglia a luglio, oggi non registreremo quella impennata irrazionale dell’agenzia nazionale che, è vero, mette l’anima in pace, ma solo quella del Solone di turno.
Pubblico, per quanti volessero consultare la fonte, la circolare ANSF del 26 settembre 2016 (clicca qui)
GIANFRANCO CONGIU Consigliere regionale
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