
Nella seduta del 23 marzo e’ stato approvato l’art. 3 della legge finanziaria dedicato alle disposizioni nel settore ambientale e tutela del territorio.
Una serie di misure che integrano il quadro strategico di protezione ambientale che può contare, per il 2016, su un monte di risorse pari a circa 454 milioni di euro: finanziamento dei meccanismi di premialita’/penalità per i comuni impegnati nella raccolta differenziata; ecocentri comunali, bonifiche, smaltimento amianto, prevenzione e ripristino di opere pubbliche danneggiate, interventi relativi al patrimonio boschivo, usi civici e altro ancora.
Il tutto non senza una coda polemica innescata, a mezzo stampa, dal Gruppo di Intrvento Giuridico che, proprio sul tema degli usi civici, contesta la riapertura, per due anni, dei termini per la sclassificazione definendoli un nuovo editto delle chiudende (…) voluto dal centrosinistra sardo con, in prima fila, gli identitari del Partito dei Sardi (..) alla faccia delle identità e del patrimonio delle collettività locali”.
Sul tema della tutela del patrimonio delle collettività locali, ricordo che il Partito dei Sardi e’ la stessa formazione politica che, presente nell’amministrazione comunale di Macomer (con il sottoscritto assessore all’urbanistica), ha affrontato e risolto l’annoso problema di un intero rione edificato oltre 70 anni fa su terre civiche, in maniera giuridicamente, eticamente e ambientalmente ineccepibile.
In quella occasione si scelse di non ricorrere alla sclassificazione ma di utilizzare lo strumento del fatto trasferimento degli usi collettivi: fu individuata una pregevole estensione boscata e lì fu proposto agli organi competenti il trasferimento del vincolo, così restituendo alla città un diritto collettivo di pascolo e legnatico di fatto irreversibilmente compromesso, salvaguardando e rafforzando le tutele ambientali, facendo chiarezza nei rapporti tra pubblico e privati cittadini.
Questo è il livello di consapevolezza del Partito dei Sardi e i suoi rappresentanti nella complessiva difesa del patrimonio collettivo: conoscenza della normativa e delle opportunità che la stessa offre.
La tanto vituperata sclassificazione non è un demone da immolare sull’altare della vera e autentica tutela ambientale: è, invero, uno degli strumenti procedurali che sono in campo nella complessiva partita ambientale.
Al pari dei trasferimenti, dei piani di valorizzazione, delle alienazioni e delle permute delle terre civiche, del mutamento di destinazione d’uso, della riserva di esercizio e, appunto, della sclassificazione.
Ecco il vero tema non è lo strumento in se’ ma come lo si adopera e con quale livello di conoscenza e consapevolezza.
Aprire una nuova finestra temporale per consentire ai Comuni di segnalare l’esistenza di un problema risalente e irrisolto (tenendo presente che comunque la norma pone precisi vincoli e condizioni per ottenere la sclassificazione Clicca qui) non significa affatto attentare alla integrità ambientale, semmai l’esatto contrario.
Noi partiamo da un presupposto conoscitivo che ci porta a farci carico di un problema e mettere in campo le strategie per una sua soluzione, nel pieno rispetto delle norme.
Infine, non volendo appropriarmi di meriti o titoli nobiliari altrui, glisso volutamente sulla introduzione del comma 22 dell’articolo 3 (quello che riguarda Irgoli e Orosei) lasciando campo libero all’estensore e al suo emendatore…se vorranno intervenire.
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