
Finalmente una certezza: il nuovo inceneritore non avrebbe impattato sulla salute umana così come per mesi qualcuno ha tentato di far credere.
La sentenza del TAR (clicca qui) fa chiarezza sul punto maggiormente controverso e sul quale in molti hanno speculato.
I giudici amministrativi dedicano parole importanti alla questione sanitaria affermando che non risulta violato il principio di precauzione; che non risulta dimostrato il rapporto di causa/effetto tra patologie tumorali e impianti di nuova concezione; che non risultano nel territorio medie di mortalità superiori rispetto a quelle rilevate nel resto della regione, confermando (ed è questa la parte forse più significativa) che l’istruttoria sanitaria compiuta nel corso della procedura autorizzativa, è stata congrua e affatto carente o superficiale.
Piaccia o non piaccia così è.
Mal si comprendono, allora, le esultanti dichiarazioni di alcuni colleghi che, ammantati da un ambientalismo a corrente alternata (non si registrano da parte di costoro analoghe prese di posizione, ad esempio, sul progetto Eleonora), rinunciano alla fatica dell’argomentazione razionale: poco importa se la sentenza dice cose diverse, poco importa se Tossilo non è solo termovalorizzatore. L’importante è applaudire.
Una domanda sorge spontanea: adesso i sanculotti digitali patrocinatori della rivoluzione green, dedicheranno le medesime attenzioni al CASIC di Cagliari o alle discariche dislocate in mezza Sardegna?
Ai posteri l’ardua sentenza: nel frattempo io continuo a scommettere su Tossilo come luogo privilegiato per la realizzazione di un Polo Integrato per la gestione dei rifiuti.
Gianfranco Congiu – Consigliere regionale del Partito dei Sardi.
Estratto della sentenza TAR n. 627/2016
“……SALUTE
Nonostante l’AIA e atti presupposti vengano meno per l’ illegittimità scaturente dal suddetto contrasto con il Piano regionale, qualche cenno va compiuto in relazione alle altre 2 questioni, altrettanto sostanziali, sollevate in giudizio.
Per quanto attiene il profilo sanitario parte ricorrente sostiene che l’ ASL 3 di Nuoro avrebbe trasmesso dati erronei alla Regione in quanto l’incidenza in percentuale dei tumori sarebbe, in realtà, superiore nel distretto di Macomer rispetto a tutti gli altri distretti dell’ Azienda.
E che l’incidenza della causa di morte per tumori risulterebbe più alta sarebbe dimostrata secondo i dati ISDE-Medici Ambiente, depositati in giudizio. Erronea ed insufficiente risulterebbe la rilevazione ASL 3 ove si attesta che la zona di Macomer non sarebbe la più colpita (in raffronto alle altre aree di Distretto). Sussisterebbero, secondo parte ricorrente, gravi conseguenze sulla salute con la realizzazione del nuovo impianto.
Il Collegio rileva innanzitutto che molti dati riportati dai ricorrenti si riferiscono ad inceneritori “di vecchio tipo” (molto più invasivi sotto il profilo delle emissioni/contaminazioni, con effetti ambientali e sanitari decisamente più incisivi).
Per quanto attiene l’aspetto sanitario si evidenzia, però, che è lo stesso documento ISDE, prodotto da parte ricorrente (doc. 20), che richiama lo studio “Enhance Health” condotto in Italia nel 2007, che a pag. 40 afferma:
“non sono ad oggi disponibili evidenze chiare di rischio legato agli impianti di nuova costruzione”; “in conclusione non si sono osservati danni complessivi alla salute della popolazione correlati ad esposizioni attribuibili agli impianti di incenerimento”, e ciò proprio in considerazione del fatto che i <nuovi impianti>, con le moderne tecnologie, determinano una minore emissione (in particolare di diossine).
Sotto tale profilo non risulta dimostrata, né in termini di concreta visibilità nei dati, né in termini di consistente probabilità, la sussistenza di un nesso di causalità fra incidenza di malattie tumorali/mortalità e impianti di termovalorizzazione di nuova costruzione.
Occorre fare riferimento, per quanto riguarda il riscontro di un’istruttoria adeguata, allo Studio epidemiologico aziendale ASL 3 di Nuoro, aggiornato al 2013 e commissionato dall’Unione dei Comuni Marghine (doc. 3 fascicolo Consorzio), dove risulta che “La mortalità complessiva (M+F) per tumore è in decremento in tutte le aree tranne Ottana. L’area di Nuoro presenta i valori più elevati mentre i tassi di mortalità più bassi sono a Macomer e Siniscola”; “nel territorio della ASL nel suo complesso, la mortalità media per tumori non differisce da quella rilevata in tutta la Ragione” ; la maggior causa di morte sono le malattie cardio-circolatorie e non da tumori”.
La ASL riporta (a pag. 13 della memoria) le Tabelle inerenti il tasso di “incidenza” e quello di “mortalità” per i tumori del tessuto linfatico , ematopoietico e correlati, tra cui Hodgkin e non Hodgkin che evidenziano dati, sia per zone che per distretti, complessivamente più bassi per Macomer.
In sede di integrazione di istruttoria sono stati poi ulteriormente approfonditi i profili inerenti lo stato di salute dei residenti , con analisi degli effetti sulla salute delle immissioni di polveri da impianti di combustione.
Inoltre l’ analisi epidemiologica sviluppata in base ai dati più aggiornati, depositati in giudizio il 11.5.2016 dalla difesa della ASL di Nuoro, con la rilevazione effettuata nell’aprile 2016 (riferita all’arco temporale 2003-2012) evidenzia per Macomer un’incidenza per linfomi non Hodgkin inferiore, sia per femmine che per maschi, rispetto ai distretti di Nuoro e di Sorgono (solo Siniscola minore). Il dato globale , invece, indica per “tutte” le tipologie di tumore, effettivamente, un dato maggiore per Macomer. Ma sul punto occorre considerare che rileva una molteplicità di fattori e vanno prese in considerazione le patologie tumorali specifiche in quanto potenzialmente connesse all’emissione di diossine e altre sostanze inquinanti. Nel caso di specie (dato complessivo) l’elevazione del dato nel distretto di Macomer è determinata dall’alta incidenza del tumore alla mammella , cioè di un tumore che non fa parte di quelli considerati eziologicamente collegati con l’inquinamento ambientale (quali sono i linfomi).
In sostanza non si ritiene che l’istruttoria sanitaria compiuta sia stata superficiale e carente in ordine alla valutazione di compatibilità con la salute e con l’ambiente.
Sotto il profilo ambientale il rispetto dei parametri inerenti le emissioni (soglie-limiti di legge) consente di attestare la conformità dell’impianto alle normative vigenti sia ambientali che urbanistiche.
La sussistenza di rischi per la salute pubblica e per l’ambiente non è stata dimostrata.
Con l’effetto che non risulta dunque neppure violato il “principio di precauzione” (art. 191 TFUE), in considerazione del fatto che è stata compiuta dalle Amministrazioni un’ analisi congrua degli effetti del potenziamento dell ’impianto sulla salute delle persone e sull’ambiente.
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