
Sintesi del mio intervento
Sig. Presidente, colleghi consiglieri,
guardiamoci da un approccio puramente edonistico ai processi legislativi: le leggi non sono nè belle nè brutte, le leggi devono essere utili, capaci di descrivere l’esistente disciplinando il futuro.
L’esistente in Sardegna ci parla di una realtà dai connotati unici: unica nella sua insularità, unica nelle sue contraddizioni socio-demografiche con la metà dei suoi paesi che non supera i 3.000 abitanti.
Il legislatore ha il dovere di capire questa realtà prim’ancora di delinearne i processi di governo; realtà che, influenzata da una misteriora forza centifuga, sospinge da tempo ormai i suoi residenti dalle zone interne alle zone costiere.
La Sardegna ha 377 Comuni;
2 sole città sono oltre i 100 mila abitanti;
4 oltre i 50 mila;
25 città nella fascia tra i 10 mila e i 50 mila;
78 comuni hanno una popolazione compresa tra i 3 mila e i 10 mila abitanti;
270 comuni non superano i 3 mila abitanti.
La quasi totalità dei piccoli comuni ricade in un ambito geografico definito: zone interne e centro Sardegna.
Ecco perchè sarebbe stato un errore “guardare” solo alle realtà metropolitane.
Abbiamo contribuito a descrivere un modello di governo del territorio utile a tutti, città e piccoli centri; grossi agglomerati urbani e piccole realtà rurali, intestandoci norme che codificassero principi, per noi, imprescindibili: lotta alla disparità tra territori, sì alle perequazioni e al riequilibrio finanziariamente e funzionale dei territori marginali, pari opportunità per tutti gli ambiti territoriali a prescindere dalla consistenza numerica delle città che vi ricadono.
Il tutto nel solco di una modernità capace di guardare sempre più favorevolmente ai modelli aggregativi (unioni dei comuni e reti), ma senza ripudiare la caratterizzazione delle nostre “regioni storiche” e che oggi vengono declinate in “ambiti territoriali ottimali e strategici”.
Da oggi tutti questi principi sono legge, una legge che ogogliosamente abbiamo contribuito a rendere maggiormente solidale, equa che abbiamo da sempre interpretato come un utile esercizio di “statualità” nella visione di una Sardegna policentrica ed unitaria, come policentrico e unitario deve essere uno Stato.
Gianfranco Congiu
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