
di Gianfranco Congiu Consigliere comunale e capogruppo di maggioranza
Qualche mese fa, finiti i lavori di ristrutturazione del Palazzetto dello Sport, commentavo così quel risultato: “…In un momento in cui si fa un gran parlare di OPERE PUBBLICHE INCOMPIUTE, parlare di un’opera realizzata nell’assoluto rispetto dei tempi contrattuali, è cosa alquanto rara.”
Ripropongo oggi quel ragionamento all’indomani della inaugurazione di due opere pubbliche molto importanti per Macomer e per tutto il centro Sardegna e delle quali si è fatto un gran parlare: Nuovo Intermodale ed Ex Alas:
“….Ma è possibile fare investimenti senza fare nuovi debiti? Certamente. Noi abbiamo scelto la via di partecipare ai bandi pubblici. E’ una strada più lunga: vieni chiamato a competere con altri enti e vince il merito progettuale Ma per vincere devi anche avere risorse proprie ed un rigore nella gestione della cassa che ti consenta di spendere nei tempi giusti resistendo alla tentazione, con quei soldi, di fare altre cose.
Il Palazzetto dello Sport (ma oggi diciamo con la stessa sicurezza l’Intermodale e la Nuova Alas) rappresentano la prova di come si possono fare le opere pubbliche senza svenare la città.
Abbiamo ricevuto fondi per la ristrutturazione, messa in sicurezza, efficentamento energetico di strutture pubbliche abbandonate da anni di incurie, risolvendo problemi strutturali di rara importanza e restituendo alla Città strutture a norma, sicure e perfettamente agibili.
Ma quello di cui non tutti si rendono conto è che le opere sono state concluse. Non è una battuta. In un momento in cui si fa un gran parlare di OPERE PUBBLICHE INCOMPIUTE, parlare di opere realizzate nell’assoluto rispetto dei tempi contrattuali è cosa alquanto rara.
Palazzetto dello Sport, Intermodale ed exAlas dovevano essere concluse e rendicontate entro e non oltre il 31 dicembre 2015. Se non ce l’avessimo fatta avremmo dovuto restituire i fondi, anche quelli nel frattempo spesi.
Tutto ciò è stato possibile perchè siamo stati in grado di rendicontare (quindi di spendere nei tempi giusti) dimostrando che le somme andavano effettivamente alle imprese e ai fornitori dell’appalto.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile se non avessimo amministrato la cassa con prudenza, etica e oculatezza; se non avessimo resistito alla tentazione di “sviare” le somme che man mano ricevevamo verso altre iniziative (una prassi molto italica è quella di utilizzare le opere pubbliche come un bancomat: prelevo per soddisfare altre esigenze ma senza rimettere i soldi a posto); se non avessimo saldato le imprese e i fornitori (condizione essenziale per la rendicontazione e ottenere gli stati di avanzamento successivi).
Se non avessimo fatto tutto ciò oggi avremmo, probabilmente, qualche metro di asfalto in più, ma un’ulteriore opera incompiuta e i nostri ragazzi (e la nostra città) tre spazio in meno.
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