
Mentre ieri l’assessore regionale alla sanità inneggiava al primo pareggio di bilancio della storia delle aziende sanitarie sarde (peraltro sbagliando: nel 2014 chiuse in pareggio la ASL di Oristano, unica tra le 8 ASL di allora) la ASSL di Nuoro tagliuzzava l’ennesimo servizio del Poliambulatorio di Macomer sospendendo il servizio di diabetologia.
Da settembre circa 1000 pazienti cronici, sui 1400 in carico alla struttura, sono privi dello specialista medico diabetologo, figura indispensabile per i controlli, i monitoraggi e la verifica periodica dei piani terapeutici; piani oltremodo necessari per la fornitura e somministrazione degli ausili di monitoraggio per l’autocontrollo della malattia.
E dire che la situazione era nota all’azienda sin da luglio quando, all’atto delle dimissioni, il dott. Sparano invitava al ASSL a reperire urgentemente il sostituto proprio per evitare interruzioni pregiudizievoli per i pazienti.
Quindi dopo il depotenziamento del servizio di riabilitazione, lo smantellamento del laboratorio analisi, il ridimensionamento del reparto di oncologia (eppure basterebbe la presenza di un medico una volta alla settimana per garantire la prosecuzione di un servizio fondamentale unanimemente ritenuto uno dei vari fiori all’occhiello della sanità territoriale), dopo ancora la sospensione di alcuni servizi di medicina specialistica per mancanza dell’ematologo, del radiologo, la gastroenterologia ed e patologia chiusa da un anno e mezzo, ecco ora il blocco del servizio di diabetologia.
Apprendiamo dalla stampa che è in corso la <<riorganizzazione che vede il Centro di Macomer integrato con gli altri centri della ASSL di Nuoro>> (sarà pure così ma allo stato nessuno sa di cosa si tratta ne’ come verrà articolato il servizio).
Apprendiamo inoltre che <<sono state intraprese le azioni necessarie per assicurare l’assistenza presso il centro di Macomer. Tra le innovazioni già operative il sistema di accoglienza infermieristica per la risoluzione dei problemi che non richiedono la prestazione medica e per l’invio al medico (quale medico se manca?) di soggetti che presentino criteri di urgenza.>>
In sintesi: al posto del medico diabetologo qualche infermiere.
Ma come? E chi seguirà i pazienti cronici che necessitano di costante controllo e monitoraggio che, se non adeguatamente effettuati, possono portare a conseguenze gravi e irreparabili per la salute del paziente stesso?
E chi rinnoverà i piani terapeutici necessari per ottenere la somministrazione degli strumenti di monitoraggio?
Gli infermieri? Ma non scherziamo.
Adesso basta.
Non è più possibile andare avanti a colpi di interrogazioni e di mozioni in Consiglio regionale per ottenere attenzione.
È giunto il momento di recuperare in serietà e abbandonare i proclami aziendali, le nebulose operazioni di riorganizzazione e di ristrutturazione, tutti paroloni dietro i quali si nasconde solo l’incapacità di dare ai cittadini quello standard di servizi cui erano abituati e che una infelice riforma sanitaria ha così evidentemente massacrato.
Giunti a questo punto non conosco altri sistemi se non una fortissima mobilitazione popolare che sappia dare il senso del disagio per bocca di chi il disagio lo vive quotidianamente: pazienti, famiglie e operatori sanitari.
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