Terapia del dolore e cure palliative: una prova di civiltà| di Gianfranco Congiu

Abbiamo deciso di presentare una interpellanza urgente al Presidente della Regione e all’Assessore regionale alla sanità per conoscere le ragioni del mancato avvio delle strutture che garantiscano l’accesso alla terapia del dolore e cure palliative  (clicca qui).

Tutte le ragioni le abbiamo illustrate in conferenza stampa.

Di seguito l’articolo pubblicato dal quotidiano La Nuova Sardegna nella edizione del 4 marzo u.s.

Terapia del dolore, manca la rete

CAGLIARI La lettera-appello al presidente della Regione è rimasta senza risposta, nonostante questo passaggio che risale a cinque mesi fa: «È giusto che in Sardegna esistano ancora le liste d’attesa per curare il dolore? È ammissibile che per curare le migliaia di persone afflitte da questa malattia, quella del dolore appunto, il sistema sanitario continui ad affidarsi alle iniziative dei singoli?». Da due anni la rete invocata è un’incompiuta, e c’è di peggio: quel poco che finora ha funzionato, il reparto dell’ospedale Brotzu di Cagliari, è a un passo dalla chiusura. Lo hanno denunciato il consigliere regionale del Partito dei sardi Augusto Cherchi e il gruppo Sovranità, democrazia e lavoro, con un’interpellanza urgente alla Giunta. «In Sardegna – ha sottolineato Cherchi – sono 400mila le persone affette da dolore cronico e le nostre sollecitazioni per un’assistenza capillare sono cadute nel vuoto». Tra l’altro l’unico centro di riferimento regionale, al Brotzu, ha chiuso l’attività di routine, dove la lista d’attesa è di due anni, per dedicarsi solo alle emergenze. «Da sempre l’accesso alla terapia – ha detto Cherchi – riveste un’enorme importanza per una società che vuol dirsi civile. La Sardegna, come previsto da una delibera del 2014, invece non ha attivato la rete e per questa mancanza abbiamo dovuto restituire al ministero gli 85mila euro stanziati a suo tempo per la formazione di medici e infermieri». Secondo Gianfranco Congiu (PdS) sono due i problemi: «Uno riguarda il piano etico, perché rendere operativa la rete è una scelta di civiltà. L’altro riguarda l’appropriatezza delle cure e l’abbattimento dei costi in sanità. Visto che, ad esempio, i farmaci somministrati in questi anni (gli antifiammatori invece degli oppioidi) hanno un prezzo molto elevato». Per Anna Maria Busia del Centro Democratico: «La sintomatologia dolorosa è altamente invalidante e dovrebbe esserci un grande rispetto per i pazienti». Rispetto – ha aggiunto il capogruppo di Sdl Roberto Desini – «che purtroppo non c’è da troppo tempo». Per Pier Mario Manca (Pds) «è vero che la sanità è un buco nero, ma possiamo risparmiare se diamo ai cittadini i servizi che chiedono». Ma da due anni non è così. Alle contestazioni ha replicato l’assessore alla Sanità Luigi Arru: «Sappiamo di essere in ritardo, ma anche sulla terapia del dolore, per troppi anni la Regione è rimasta ferma. Ora vogliamo recuperare, proposte e sollecitazioni positive saranno ben accette».

 

 

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