
Sono qui per apporre formalmente la mia firma e quella di tutto il Gruppo del Partito dei Sardi alla mozione oggi in discussione.
Siamo tutti particolarmente grati per l’impegno profuso dalle colleghe per aver ricordato, con la mozione, quello che costituisce un patrimonio politico di tutto il Parlamento Sardo in questa legislatura, un patrimonio politico che si è trasfuso formalmente nel dettato normativo dell’ultima legge di stabilità con la quale abbiamo istituito, tra i primi anche rispetto alle regioni italiane, gli osservatori e i capitoli specifici dedicati all’assistenza degli orfani vittime di violenza di genere.
Abbiamo così dimostrato, non solo con la retorica delle parole, ma con la logica e con la coerenza dei fatti, che questa legislatura caratterizza il suo impegno sociale marcando un punto decisivo sulla lotta alla violenza di genere.
Noi ci siamo e siamo qua in seduta formale per ribadire il nostro impegno, per ricordare a tutti l’impegno profuso in questa legislatura ma anche per rammentare che questi temi (e questo è uno dei più significativi per quanto riguarda la prevenzione), vanno affrontati dal punto di vista di un cambio culturale.
Per noi che siamo capofila su questo tema, il cambio culturale significa impostare un dibattito politico urgente perché in Aula arrivi quanto prima la legge sulla parità di genere, in modo che non venga confusa nel mare magnum delle riforme elettorali, con l’unico risultato di dilatare i tempi di approdo verso una modifica quanto mai urgente.
Riteniamo che l’approccio culturale debba segnare il cammino e le azioni di ciascuno di noi, ed è per questa ragione che come Gruppo abbiamo scelto di non partecipare alla parte informale della seduta (l’incontro con il prefetto Gabrielli) perché abbiamo ritenuto che un incontro con il capo della struttura repressiva italiana, in un momento di confronto sulle politiche tese a rimuovere gli ostacoli culturali e sociali, non contribuisse affatto all’elevazione di un dibattito già ben presente nel Parlamento Sardo.
E in effetti l’incontro si è trasformato in un’elencazione di dati che confermano la gravità del problema e la priorità del tema nelle rispettive agende politiche.
Perché è vero che anche a livello italiano il tema è centrale nell’agenda politica, ma i fatti, ancora una volta, dimostrano che da un lato ci sono le parole, ma dall’altro ci sono i fatti che negano l’essenza delle stesse.
Non esiste, a livello italiano, l’attivazione di un Ministero per le pari opportunità e il tema è stato relegato a una semplice struttura dipartimentale.
Ma se è centrale per noi deve essere centrale anche per lo Stato italiano.
Questa è la ragione per la quale abbiamo ritenuto che la nostra presenza non fosse utile per l’affermazione dell’etica del dibattito sulla violenza di genere.
Si sarebbe trattato di una presenza polemica e non è nostra volontà marcare né macchiare l’occasione con altre dispute, considerato che finora ce ne sono state fin troppe.
Tornando alla parte formale, sono lieto che vi siano i Presidenti e l’Assessore competente, che illustreranno il cronoprogramma per il conseguimento dei risultati e gli obiettivi tracciati dalla finanziaria 2017. Devo però anche segnalare, Presidente, il fatto che oggi è una giornata di lavoro ordinaria per noi e mi dispiace constatare che, a fronte della discussione sulla mozione sostenuta anche da noi, non vi sia nel prosieguo dei lavori analoga attenzione per tutte le altre mozioni che recano temi decisivi e importanti per questa terra.
Ben venga l’apertura di una seduta dedicata alle mozioni, come era stato deciso con l’impegno preso dai Capigruppo. Riteniamo però che alla discussione e all’esaurimento, con tutto il tempo e l’enfasi che occorrono, del tema sulla violenza di genere, sarebbe dovuta seguire una prosecuzione dei lavori per l’evasione di tutte le altre mozioni che affrontano temi che sono cruciali per la nostra vita sociale e politica.
Gianfranco Congiu, capogruppo PDS in Consiglio regionale
Di seguito il testo della mozione:
Mozione numero 348
Mozione Busia – Pinna Rossella – Forma – Zedda Alessandra sullo stato di attuazione del Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e delle misure adottate in materia dal Consiglio regionale, con particolare riferimento agli strumenti diretti a garantire la prevenzione della violenza e il coordinamento della rete formata dagli operatori dei centri antiviolenza, operatori dei centri per autori di violenza di genere, servizi sociali, forze dell’ordine, sistema giudiziario e ogni altra realtà operante nel settore della violenza sulle donne.
IL CONSIGLIO REGIONALE
PREMESSO che:
– la violenza di genere ricomprende l’insieme delle violenze esercitate sulle donne, in tutte le fasi della loro vita, in qualunque contesto, pubblico o privato e giustificate dall’appartenenza al genere femminile;
– secondo i dati Istat 2014, sono 6 milioni 788 mila in Italia le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale;
– il 62,7 per cento delle violenze è commesso da un partner attuale o precedente;
– il 10,6 per cento delle donne ha subito violenza prima dei 16 anni. Tale percentuale aumenta al 65,2 per cento ove si consideri la violenza assistita, cioè la violenza sulla propria madre;
– le donne separate e divorziate hanno subito violenze fisiche o sessuali in percentuale maggiore rispetto alle altre donne, così come quelle affette da disabilità o con problemi di salute;
TENUTO CONTO che:
– si registrano segnali di miglioramento rispetto all’indagine precedente: è in calo la violenza sia fisica che sessuale; si registra una maggiore consapevolezza, sempre più donne considerano la violenza subita un reato, cercano sempre di più aiuto presso i centri antiviolenza, sono più soddisfatte del lavoro delle forze dell’ordine;
– prendendo in analisi le vittime dei soli delitti rientranti nell’accezione violenza di genere (atti persecutori, maltrattamenti, violenze sessuali ecc.), si evidenzia una diminuzione dell’incidenza delle vittime di sesso femminile tra l’anno 2013 e 2014, in controtendenza con l’anno 2015, ove si registra invece un aumento;
PRESO ATTO:
– che il panorama normativo italiano prevede molteplici strumenti per contrastare le azioni violente in genere, sia maschili che femminili e, nel tempo, il legislatore è intervenuto con nuove direttive o modificando quelle esistenti;
– dei recenti interventi legislativi sul tema, la legge n. 119 del 2013, di conversione del decreto legge n. 93 del 2013 contiene disposizioni volte a prevenire e reprimere la violenza domestica e di genere; la legge 27 giugno 2013, n. 77, con la quale l’Italia è stata tra i primi paesi europei a ratificare la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota come “Convenzione di Istanbul”, adottata dal Consiglio d’Europa l’11 maggio 2011 ed entrata in vigore il 1° agosto 2014, a seguito del raggiungimento del prescritto numero di dieci ratifiche. La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La Convenzione stabilisce inoltre un chiaro legame tra l’obiettivo della parità tra i sessi e quello dell’eliminazione della violenza nei confronti delle donne;
– della proposta di legge attualmente all’attenzione del Senato, votata all’unanimità alla Camera sulla tutela degli orfani dei crimini domestici;
– che l’articolo 5 del decreto legge n. 93 del 2013 ha previsto l’adozione di un Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, con lo scopo di affrontare in modo organico e in sinergia con i principali attori coinvolti a livello sia centrale che territoriale, il fenomeno della violenza contro le donne, snodo centrale dell’azione ordinaria di contrasto alla violenza di genere;
– che il Piano è elaborato dal Ministro per le pari opportunità, con il contributo delle amministrazioni interessate, delle associazioni di donne impegnate nella lotta contro la violenza e dei centri antiviolenza e adottato dal medesimo Ministro, previa intesa in sede di Conferenza unificata. Esso è, inoltre, predisposto in sinergia con la nuova programmazione dell’Unione europea per il periodo 2014-2020. L’ambizioso obiettivo è la piena tutela della donna da ogni forma di violenza e discriminazione di carattere sessuale, sociale, culturale ed economico, per un effettivo raggiungimento della parità dei sessi. Sotto il profilo giudiziario, in un’ottica che pone al centro del sistema la tutela della vittima, è stato delineato un sistema di strumenti giuridici per elevare l’efficacia dell’azione di prevenzione e contrasto della violenza di genere e di ogni forma di violenza domestica;
– che il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere è stato adottato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 luglio 2015 e registrato dalla Corte dei conti il 25 agosto 2015;
– che le finalità del piano sono molto ampie e riguardano interventi relativi a una pluralità di ambiti: dall’educazione nelle scuole, alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica, anche attraverso un’adeguata informazione da parte dei media, dal potenziamento dei centri antiviolenza e del sostegno alle vittime al recupero degli autori dei reati, dalla raccolta di dati statistici alla formazione degli operatori di settore. Il Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere assicura il coordinamento e il coinvolgimento di tutti i livelli di governo interessati, basandosi sulle buone pratiche già realizzate a livello territoriale, anche grazie alle azioni di associazioni e soggetti privati;
– che per l’adozione del piano, il Ministro delegato per le pari opportunità può avvalersi delle risorse del Fondo per le pari opportunità. Il decreto legge dispone al riguardo un incremento del predetto Fondo per le pari opportunità di 10 milioni di euro, limitatamente all’anno 2013, vincolati al finanziamento del piano contro la violenza di genere (articolo 5, comma 4). Per gli anni 2014, 2015, e 2016 ha provveduto la legge di stabilità 2014, aumentando ulteriormente il fondo di 10 milioni per ciascuno di questi anni, con vincolo di destinazione al piano medesimo;
– che il Ministro delegato per le pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, provvede annualmente a ripartire le risorse tra le regioni, tenendo conto di una serie di criteri indicati dalla legge;
– che nel complesso, le previsioni del bilancio integrato per la promozione e la garanzia delle pari opportunità, sono pari a 70,1 milioni di euro per il 2017, 24,7 milioni di euro per il 2018 e di 22,1 milioni di euro per il 2019;
– che nel bilancio 2017 della Presidenza del Consiglio, nel capitolo nel quale sono iscritti sia i fondi destinati al Piano straordinario che quelli per i centri antiviolenza e le case rifugio (articolo 5 bis) risultano stanziate per il 2017 risorse per 21,7 milioni di euro;
VISTA la legge regionale 7 agosto 2007, n. 8 (Norme per l’istituzione di centri antiviolenza e case di accoglienza per le donne vittime di violenza);
RILEVATO che:
– ancora troppi sono i segnali negativi e che serve più vigore nell’azione esecutiva delle leggi approvate: il numero degli stupri è identico dal 2006 al 2014. Le violenze sono anzi più gravi: aumentano sia quelle che hanno causato ferite dal 26,3 al 40,2 da parte del partner e aumenta il numero delle donne che hanno temuto per la propria vita dal 18,8 al 34,5. Preoccupa, soprattutto, il dato relativo agli omicidi: nel 2010 le vittime di sesso femminile rappresentavano il 29,89 per cento delle persone uccise, nel 2013 tale percentuale raggiunge un picco del 35,71 per cento, per diminuire nell’anno 2014 (31,34 per cento) e nel 2015 (30,06 per cento). Anche l’ambito familiare affettivo, dove l’incidenza percentuale evidenzia il delicato e “debole” ruolo della donna, mostra un significativo “aggravamento”. Se nel 2010 le donne uccise in ambito familiare/affettivo rappresentavano il 62,70 per cento le stesse raggiungono nel 2013 il triste primato del 70,22 per cento, per stabilizzarsi nel 2014 al 61,04 per cento e nel 2015 al 64,88 per cento (dati tratti da Analisi criminologica 2015 della violenza di genere, che costituisce un’autonoma sezione della relazione annuale al Parlamento di cui all’articolo 113 della legge n. 121 del 1981);
– nel periodo 2013/2015 gli ammonimenti risultano in aumento del 3,41 per cento, nel 2015 si registrano 246 soggetti allontanati con effetto immediato dalla casa familiare, con un aumento del 236 per cento rispetto al 2013;
PRESO ATTO della manovra finanziaria 2017 approvata dal Consiglio regionale e, in particolare, dei seguenti interventi previsti dalla legge regionale 13 aprile 2017, n. 5 (legge di stabilità 2017):
– articolo 6 “Interventi rivolti agli autori di violenza di genere e nell’ambito delle relazioni affettive”, comma 5, che dispone che la Regione istituisca, entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, un osservatorio regionale sulla violenza e periodicamente organizza tavoli tecnici per garantire procedure integrate e una rete sinergica, formata dagli operatori dei centri antiviolenza, dagli operatori dei centri per autori di violenza di genere, dai servizi sociali, dalle forze dell’ordine, dal sistema giudiziario e da ogni altra realtà operante nel settore della violenza sulle donne;
– articolo 6, comma 6, che prevede che la Giunta regionale, su proposta dell’Assessore regionale dell’igiene e sanità e dell’assistenza sociale, sentita la Commissione consiliare competente, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, stabilisce i criteri per la concessione di contributi diretti a finanziare le attività e le strutture dei centri di presa in carico degli autori di violenza;
– articolo 5, comma 33, istitutivo del fondo regionale per le vittime e gli orfani per crimini domestici;
– legge di bilancio che ha incrementato il capitolo di spesa a favore dei centri antiviolenza per una somma pari a euro 900.000 per l’anno 2017,
impegna il Presidente della Regione
a riferire sullo stato di attuazione nella Regione del Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e a dare attuazione alle misure adottate in materia dal Consiglio regionale, con particolare riferimento agli strumenti diretti a garantire la prevenzione della violenza e il coordinamento della rete
sinergica, formata dagli operatori dei centri antiviolenza, operatori dei centri per autori di violenza di genere, servizi sociali, forze dell’ordine, sistema giudiziario e ogni altra realtà operante nel settore della violenza sulle donne
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