
Ieri e oggi i mezzi di informazione hanno dato ampio risalto alla revoca delle concessioni bancarie da parte della Giunta Regionale.
Clicca qui se vuoi consultare la delibera 64/24 del 2 dicembre 2016
E’ un provvedimento epocale, forse unico nel suo genere la cui durezza è direttamente proporzionale alla prevaricazione perpetrata dagli istituti convenzionati in danno dei cittadini/utenti.
Ne ha parlato per primo Paolo (clicca qui), con argomentazioni assolutamente condivisibili.
Tutto ha avuto inizio ai primi del 2016.
“Mi aspetto un intervento determinante che, al di là del mero dettato normativo, riporti i vostri Istituti associati a comportamenti che, in un contesto di difficoltà economica generalizzata, non arrechino ulteriore danno ad una fascia sociale per altri versi già penalizzata”. Così scriveva l’assessore dei Lavori Pubblici a maggio in una delle diverse lettere inviate all’ABI e alla Banca d’Italia sulle resistenze delle banche convenzionate con la Regione a procedere alla rinegoziazione dei mutui agevolati prima casa di cui alla L.R. 32/85.
La reazione della Regione ha avuto origine da una serie di denunce da parte numerosi cittadini in cui si lamentava che le banche convenzionate, nella maggior parte dei casi, non fornivano risposte alle richieste di rinegoziazione.
Un atteggiamento inaccettabile da parte delle banche che, nonostante acquistino il denaro a tasso zero e godano di una serie di protezioni, per pigrizia nell’attivazione delle istruttorie o per altri motivi non venivano incontro alle legittime aspettative dei cittadini.
L’AGEVOLAZIONE – La legge 32/85 impegna ogni anno uno stanziamento regionale che supera i 30 milioni di euro, per l’abbattimento dei tassi di interesse, in misura del 30, 50 o 70% a seconda dei casi, dei mutui per la prima casa. La Regione versa alle banche convenzionate il proprio contributo in un’unica soluzione all’inizio del piano di ammortamento. La rinegoziazione è quindi importante non solo per il cittadino, che con i tassi attuali otterrebbe un significativo risparmio mensile, ma anche per le casse pubbliche: la quota di contributo eccedente a seguito della rinegoziazione deve infatti essere restituita dalle banche. Questo comporterebbe la possibilità di aumentare il numero dei cittadini beneficiari dell’agevolazione.
DIRETTIVE E LINEE GUIDA – E’ del 21 gennaio scorso la direttiva con cui l’assessore dei Lavori Pubblici comunicava agli Istituti bancari l’autorizzazione della Regione al mantenimento delle agevolazioni attraverso l’abbattimento originariamente previsto del tasso rinegoziato. Il 20 aprile, a seguito della richiesta di chiarimenti da parte di Banca Intesa, l’assessore ha inoltre comunicato ai quattro Istituti convenzionati (Banco di Sardegna, Banco di Sassari, Banca UNIPOL e Banca Intesa San Paolo) le Linee Guida in materia di rinegoziazione che prevedono, tra le altre cose, la determinazione del tasso di rinegoziazione, equiparato al tasso di riferimento vigente al momento della rinegoziazione stessa che, per il mese di maggio 2016, si attesta al 1,78 %.
I NO DELLE BANCHE E LE PROTESTE DEI CITTADINI – Nonostante i chiarimenti sulla metodologia, le banche hanno continuato a rifiutare la maggior parte delle richieste di rinegoziazione, o a proporre alternative comunque più onerose per i cittadini, i quali da tempo si rivolgono esasperati agli uffici dell’assessorato per chiedere chiarimenti e sostegno da parte della Regione.
Ieri l’epilogo con la revoca di tutte le convenzioni con Banco di Sardegna, Banca Intesa e Unipol e la ricerca di altri partner.
È una delibera che restituisce dignità e centralità al “cliente”, al cittadino/utente, a quello che è il vero protagonista del circuito bancario, al proprietario della risorsa finanziaria, al titolare della ricchezzza prodotta senza il quale il sistema non solo non si reggerebbe, ma forse neppure esisterebbe.
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