
……E vigileremo sulla nuova legge elettorale. L’assessore Maninchedda, per il tramite del suo capogruppo, ha chiesto che vengano mantenuti gli sbarramenti…..”.
Cosi Gesuino Muledda sul finire di una intervista pubblicata ieri da Sardiniapost.
La frase può sembrare innocua ma letta in controluce, soprattutto nel contesto del pezzo in cui è stata inserita, assume una portata vagamente (rectius: volutamente) “proscrittiva” (neologismo: aggettivazione del sostantivo “proscrizione”=nei regimi totalitari la messa all’indice, esilio e confisca dei beni, allontanamento, epurazione controllata).
In quella intervista Muledda teorizza le condizioni che porterebbero alla vittoria elettorale il cosiddetto polo dell’autodeterminazione, ossia l’insieme delle sigle politiche di matrice indipendentista (ma anche non proprio indipendentista, visto che fra i vari componenti dell’ipotetico polo, compreso lo stesso Muledda, sull’indipendenza politica dall’Italia hanno espresso più volte remore) e che, con il conforto di una legge elettorale inclusiva, sarebbero (così dice) vincenti alle prossime tornate elettorali.
Nella economia del pezzo vengono citati un po’ tutti. Tranne uno: il Partito dei Sardi, ad oggi unica presenza indipendenstista in giunta regionale.
O meglio: il Partito dei Sardi, per tramite del sottoscritto capogruppo in consiglio regionale e su mandato dell’assessore Maninchedda, avrebbe invece chiesto che vengano mantenuti gli sbarramenti (regoletta che, in barba al principio della rappresentanza, esclude dal riparto dei seggi chi non supera una determinata soglia).
Dire che il sottoscritto, ovvero il PDS ovvero il presidente, danno mandato per mantenere gli sbarramenti, equivale a dire: noi (polo dell’autodeterminazione) lavoriamo per includere tutte le sigle della galassia della autodeterminazione, voi (PDS) sbarrate la strada.
Francamente mi sembra l’ennesimo dito nell’occhio da parte di chi pratica la cultura di una inclusione… condizionata al gradimento.
Ciò posto, mi piacerebbe conoscere da Muledda i dettagli di questa mia assunta presa di posizione anche perché vorremmo conoscere, io per primo, i luoghi istituzionali nei quali, ad oggi, si sia parlato di legge elettorale.
A me pare che, al netto di una fugacissima riunione dei capigruppo in consiglio regionale, in cui il presidente Ganau, ha calato la sua idea emendativa dell’attuale legge elettorale (e si badi, idea emendativa e non riforma organica) inserita peraltro in un quadro riformista sulla “parità di genere”, null’altro vi sia stato.
Ossia il tema della riforma elettorale non è ancora all’ordine del giorno (esistono iniziative di singoli consiglieri ma non ancora uno start up organico).
In quella unica occasione ho ritenuto di sottolineare che la riforma elettorale sarebbe dovuto essere tema ad hoc e non “caricato” sul vagone della parità di genere, col serio rischio di impantanarle entrambe.
Tutto qui.
Ma chi ha mai detto nulla sugli sbarramenti? Penso che ciò lo sappia anche Muledda solo che, in quell’apologia dell’aggregazione, ci “stava bene” dire che il Partito dei Sardi lavora contro chi auspica l’autodeterminazione.
Dire male degli indipendentisti (in particolare modo se sono quelli che crescono lavorando bene) è la solita precondizione che ritrovi in tutte le iniziative idealmente aggregative ed è la ragione per la quale ancora non si è riusciti ad aggregare un bel nulla.
La smettiamo con il cavarci gli occhi tra sardi e pratichiamo la vera unione, se non di spiriti, quantomeno di intenti?
Sempre pronti a riavvolgere il nastro. Partendo però dal rispetto e dalla verità.
* capogruppo del Partito dei Sardi in Consiglio regionale.
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