AGRICOLTURA: LA NOSTRA POSIZIONE |

di Gianfranco Congiu, capogruppo del PDS in Consiglio Regionale.

 

A una calamità devono corrispondere delle risposte e queste sono già nel Psr con la misura 5.2 dedicata al ripristino delle aziende o dei patrimoni danneggiati da calamità naturali: La strada tracciata deve essere quella”.  Così dicevamo  sin dall’8 agosto scorso (clicca qui) quando, ad appena, una settimana dalla clamorosa (e più che legittima) protesta dei Pastori Sardi, riecheggiava ancora forte l’eco delle richieste: mangimi, foraggio, acqua per far fronte alle eccezionali calamità che si sono abbattute su tutta l’agricoltura.

Ha detto bene ieri in aula Pier Mario Manca sottolineando che le calamità si sono abbattute sull’agricoltura in generale mentre le misure proposte dalla maggioranza consiliare sono settoriali (settore ovicaprino) e indistinte (non si fa differenza tra chi ha subito danni e chi no).

Così  altrettanto opportuno è stato  ricordare (come ha fatto sempre Pier Mario Manca in aula) che fin da febbraio (momento in cui i dati pluviometrici del periodo ci facevano presagire che ci saremmo trovato di fronte ad un’annata disastrosa)  chiedevamo che venisse data un’accelerazione alle procedure di erogazione  degli aiuti e dei premi comunitari per giungere, nel mese di maggio,  ad organizzare una petizione  firmata da oltre 2500 addetti del settore, a cui si raggiunsero 5000 firme on line.

Il 6 giugno, assieme ai presidenti delle unioni dei Comuni di tutto il nord Sardegna Coros, Logudoro, Marghine, Anglona, Bassa Valle del Coghinas, Planargia, Villanova, Meilogu, nonché i Presidenti delle comunità montane Monte Acuto e Goceano, promuovemmo un incontro  con il Presidente Pigliaru e l’Assessore Caria e in  quella sede vennero esposte le richieste per evitare che l’acuirsi di una crisi, acuta ma non ancora così profonda ed emergenziale,  dovuta alla siccità.

In quella occasione si chiese in particolare:

  • il riconoscimento immediato dello stato di calamità;
  • l’istituzione di un tavolo tecnico interassessoriale coordinato dal Presidente della Regione integrato dai rappresentanti degli enti locali e delle organizzazioni professionali;
  • un immediato intervento istituzionale per l’acquisto di scorte alimentari per il bestiame;
  • la garanzia di avere per tutta la durata della siccità acqua presso le aziende;
  • il congelamento per almeno sei mesi delle rate INPS e dei mutui agrari;
  • l’apertura di un confronto serrato con AGEA per garantire l’immediato pagamento di tutti i premi PAC PSR.

In questa situazione si è giunti all’emergenza, vibratamente sottolineata nella manifestazione del 2 agosto scorso.

Ebbene , anche in quella sede abbiamo cercato di contribuire alla strategia complessiva orientata alla individuazione di  risorse spendibili.

Abbiamo proposto:

  • la rimodulazione del Piano di sviluppo rurale (PSR)  perché anche in quel piano di sviluppo vi sono dei capitoli finanziari non spesi e difficilmente spendibile entro l’anno;
  • il riversamento delle somme rinvenute nella misura  5.2, che è dedicata al sostegno  a investimenti per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo danneggiati da calamità naturali, avversità atmosferiche ed eventi catastrofici.

La strategia che abbiamo messo in campo aveva, dunque, il pregio di:

  • di lavorare su risorse agricole senza contraccolpi per il bilancio regionale;
  • di ricorrere a  procedure già approvate dall’Unione europea: il che evitava il rischio di procedure di infrazione.

La maggioranza è stata di diverso avviso? Ne prendiamo atto.

Ma francamente ritengo inaccettabile opporre, come ha fatto in aula l’assessore Caria, che la  misura 5.2  ci consentiva solo un intervento per danni di tipo strutturale. Il quadro non è questo, la necessità di intervento è totalmente differente.

Siamo in totale disaccordo: il quadro è esattamente quello tracciato dalla misura del PSR ossia tutto ciò che concorre a definire potenziale agricolo danneggiato.

Ripeto: nessun problema se la maggioranza è stata per un’altra strategia. Ne prendiamo atto e pur con mille perplessità (non ultima quella di non riuscire a capire come possa essere violato il tetto dei de minimis che copre sino ad un massimo di 15 mila euro per azienda)  non abbiamo frapposto ostacoli votando favorevolmente l’articolato.

L’astensione sul voto finale è stata un  questione di coerenza con quanto detto e fatto sino ad oggi.

Continuiamo ad essere fermamente convinti che il percorso da noi tracciato poteva farci conseguire il medesimo risultato più velocemente e con meno rischi.

Staremo a vedere.

 

 

 

 

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