
* Assessore alla Cultura e alle Pari Opportunità del Comune di Macomer
Mi chiedo spesso se tacere non sia una colpa insostenibile in questo tempo di frastuoni, in cui alzano la voce (e ondate di fango) soprattutto gli spacciatori di sospetto, di inimicizia e persino di odio, trascinandosi dietro un coro di impauriti e incattiviti che si fermano al primo angolo informativo e, nel tempo della globalizzazione, vorrebbero alzare muri in faccia al mondo intero.
L’immigrazione è un fenomeno complesso capace di cambiare il volto di una società: se in meglio o in peggio sta a noi deciderlo.
Sino ad oggi, nella disputa tra le opposte tesi dei favorevoli all’accoglienza e i contrari, prevalgono i cultori del “Nimby”, quelli che ritengono di lasciare ad altri la gestione del fenomeno (ovunque ma non da me), gli impauriti.
La verità è che il tema dell’accoglienza non può essere affrontato unicamente sotto una prospettiva “duale”, una disputa tra favorevoli e contrari.
Il “fenomeno” immigrazione, è vero, presenta notevoli implicazioni economiche, sociali, culturali e di ordine pubblico, presenta sia problemi sia benefici che non sono un dato fisso e inevitabile, ma è il risultato della nostra capacità di gestirlo.
Purtroppo si continua a cavalcare l’onda del timore anziché cercare di distendere il clima dando le dovute informazioni.
Personalmente credo che debbano prevalere i nostri doveri di solidarietà che ci deve impegnare ad aiutare ed accogliere le persone in difficoltà.
Questo dovere deve essere esercitato nei limiti in cui sia realisticamente possibile, nei limiti in cui l’accoglienza offerta sia dignitosa ,nei limiti in cui consenta il rispetto del bene comune della società ospitante.
Possiamo e dobbiamo, dunque, accogliere gli immigrati – e le loro famiglie – quelli che effettivamente hanno il desiderio di integrarsi nella cultura della società che li ospita e di contribuire al bene comune della stessa.
Non bisogna mai dimenticare che il “fenomeno” immigrazione è fatto dagli uomini in carne ed ossa, con le loro storie, le loro speranze, le loro paure e debolezze, i loro diritti (e i loro doveri), la loro creatività, la voglia di rendersi utili (o di approfittare delle situazioni), i loro vincoli familiari e quindi è un fenomeno che deve essere regolato, cosi come è stato fatto sino adesso, sulla base di decisioni politiche condivise e non di ricatti emotivi.
Ancora oggi non si distingue la differenza tra migrante e rifugiato.
Il migrante (la persona che emigra in cerca di migliori condizioni di vita,) dev’essere trattato con certe regole perché migrare è un diritto ma è un diritto molto regolato. Invece, essere rifugiato viene da una situazione di guerra, di angoscia, di fame, di una situazione terribile e lo status di rifugiato ha bisogno di più cura, di più lavoro.
Cosa penso dei Paesi che chiudono le frontiere? Credo che in teoria non si può chiudere il cuore a un rifugiato, ma ci vuole anche la prudenza di chi amministra: bisogna essere molto aperti a riceverli, ma anche fare il calcolo di come poterli sistemare, perché un rifugiato non lo si deve solo ricevere, ma lo si deve integrare. Gli immigrati sono in larga parte persone che entrano in nuovo Paese per costruirsi una nuova vita, stabilizzarsi a lungo, in molti casi per sempre. Ebbene, è necessario che questo inserimento avvenga senza conflitti con la società che li ospita, costruendo una graduale reciprocità di diritti e doveri.
Un fenomeno come questo non può essere sempre motivo di scontro, di populismo e allarmismo. Non si può inculcare che tutti gli stranieri, o le persone appartenenti a etnie diverse siano considerati pericolosi, questo rischio non lo si elimina imponendo la finzione che siamo tutti angelici e migliori degli altri. La generalizzazione esprime una semplificazione forse comprensibile, ma inaccettabile se incide sui diritti e la dignità delle singole persone.
La paura del diverso può soddisfare il meccanismo psicologico della ricerca del “capro espiatorio”, particolarmente forte nelle situazioni di crisi sociale; ma non può mai rappresentare la soluzione di un problema. Pensare che lo straniero in sé sia la causa dei mali di un Paese è un’idea astratta e irreale, oltre che inumana.
I fatti dicono che esistono tanti stranieri onesti, laboriosi, e disposti a integrarsi. Purtroppo viene sempre denunciata l’alta incidenza della delinquenza di origine straniera e mai guardiamo la natura della delinquenza di origine italiana.
Vi è, oggi più che mai, la necessità di una giusta e doverosa solidarietà coniugata a un’effettiva sicurezza ai cittadini e la Sardegna si stia impegnando responsabilmente e con generosità nelle diverse fasi dell’accoglienza dei migranti.
È per questo che non pratico la cultura del silenzio su questi temi, soprattutto quando è più scomodo parlare e in tanti gridano, si tappano le orecchie e stringono gli occhi sino a non vedere più con chiarezza. La prudenza e la solidarietà discreta ed efficace in certi frangenti possono essere la via migliore per perseguire il bene possibile e necessario o anche solo il male minore, ma l’esperienza insegna che chi si rassegna a un aspro e insultante “politicamente corretto”, come quello che comincia ad andare per la maggiore contro i migranti e contro chi li vuole trattati da persone dentro un quadro di regole chiare, è un debole pericoloso e manipolabile anche se si sente forte.
Ecco perché chiedo anch’io regole certe e salde – percorsi sorvegliati e finalmente e interamente illuminati – per le migrazioni di profughi e cercatori di futuro. Sì, dobbiamo arrivare a regole e atteggiamenti di mente e cuore che governino davvero, e umanizzino, i movimenti di persone, sciogliendo l’attuale condizione da incubo (sempre per chi parte, ma spesso ormai anche per chi accoglie), strappando loro dall’imperio brutale dei trafficanti di esseri umani e non pochi di noi dalla cinica manipolazione di politici interessati e avventurieri. Insomma: dobbiamo darci regole capaci di cancellare gli spazi ingiusti dell’illegalità. Ma senza negare o anche solo diminuire quelli, sacrosanti, dell’umanità. Se perdessimo questa, che cosa meriterebbe di essere difeso?
Inserisci un tuo commento