
di Gianfranco Congiu, consigliere regionale e capogruppo del Partito dei Sardi.
Martedì prossimo sarà in Sardegna Renata Briano, eurodeputata e vice Presidente della Commissione Pesca del Parlamento Europeo.
Interverrà al Convegno di Olbia “Filiera Ittica in Sardegna: stato dell’arte e prospettive”, evento nato da una idea del FLAG Nord Sardegna e partecipato da tutti i portatori d’interesse del settore.
E’ importante che una deputata del Parlamento Europeo venga in Sardegna a parlare di Pesca, conoscerà una realtà distante da altre.
Nonostante l’Isola manifesti una naturale vocazione e propensione per tale attività, pur tuttavia l’economia regionale non registra un elevato grado di dipendenza economica dalle attività della filiera ittica: si pensi che il comparto ittico incide sul PIL della Sardegna intorno allo 0,31% (un buon indicatore se si considera che la media nazionale si attesta sullo 0,24%, con picchi del 1% in Sicilia).
Noterà che gli indicatori di sostenibilità sociale sono decisamente insoddisfacenti: la produzione interna diminuisce, crescono le importazioni e peggiora il disavanzo commerciale, condizioni tutte che favoriscono un “effetto impoverimento” rispetto al contesto sociale di riferimento (quello agricolo).
Ciò nonostante il settore continua a dare stabile occupazione a circa 10.000 addetti dei quali circa 3.000 marittimi risultano imbarcati su una flotta di 1.350 imbarcazioni, cui si aggiungono i circa 1.000 operatori negli impianti lagunari.
Si renderà però conto che la Sardegna sconta anche un preoccupante ritardo organizzativo della propria macchina amministrativa: infatti il settore Pesca e Acquacoltura è strutturato come Servizio interno dell’assessorato all’Agricoltura, con pochissime unità che ricoprono i ruoli nei 3 Settori dedicati e quindi con un evidente sottodimensionamento rispetto alle effettive esigenze.
Diversamente da ciò che accade in altre regioni (Sicilia ad esempio) dove il settore Pesca è strutturato in Dipartimento autonomo con una sua Direzione Generale, 3 unità di supporto, 4 Servizi e 8 Unità Operative Territoriali dislocate nei maggiori ambiti portuali.
Non può esserci rilancio della Pesca e delle politiche ittiche se la macchina amministrativa risulta inadeguata.
I Partito dei Sardi da due anni si batte perchè i settori della Pesca e Acquacoltura non siano più relegati ai margini del comparto agricolo-zootecnico : nel 2016 presentammo la mozione 232 votata all’unanimità dal Consiglio e successivamente scrivemmo l’emendamento che ha introdotto l’ art. 2 della legge regionale n. 9 del 20 marzo 2018, per l’immediata istituzione di una Direzione Generale autonoma e separata dall’Agricoltura.
La norma, però, corre il serio rischio di rimanere inattuata se l’esecutivo non procede con gli atti formali conseguenti.
E’ quindi importante parlare di Pesca e di politiche ittiche ma è anche importante cogliere il senso delle cose che si fanno: il rilancio della Pesca in Sardegna passa innanzi tutto attraverso una vera emancipazione della filiera ittica, una sua fuoriuscita dalla ghettizzazione in cui è stata collocata. E la ristrutturazione della macchina amministrativa è il primo e ineludibile passo: una macchina capace di relazionarsi con gli operatori, saperne interpretare i bisogni, orientare le politiche e i programmi.
Tutto quello che oggi non c’è.
E’ importante, anzi decisivo, parlare di Pesca con le istituzioni europee ma ancor di più che NOI si sia capaci di creare le condizioni per una vera emancipazione del settore. Su questo abbiamo scritto parole chiare: ora attendiamo comportamenti conseguenti da parte della giunta regionale altrimenti l’effetto “passerella” sarà in agguato.
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