IO STO CON IL CONSORZIO DI TUTELA DEL PECORINO ROMANO DOP | di Gianfranco Congiu

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FIRENZE 27 novembre 2016: il Consorzio di Tutela del Pecorino Romano DOP  con il suo presidente in carica Salvatore Palitta, riceve il prestigioso Premio della Stampa Estera in Italia – Gruppo del Gusto – con la seguente motivazione: per la tutela della qualità di un formaggio storico prodotto da 2000 anni  tra Lazio e Sardegna.

ROMA 21 novembre 2016:  manifestazione al Foro Traiano dove i pastori laziali chiedono di Arrivare al più presto al riconoscimento, tutela e valorizzazione della nuova denominazione “Cacio Romano DOP che possa meglio rappresentare le distintività e assicurare prospettive di futuro agli allevamenti di pecore delle campagne laziali.

Come a dire: da un lato si ricevono attestazioni di merito, dall’altro si viene messi in discussione.

Da tempo il Consorzio di tutela del Pecorino Romano DOP fronteggia, in perfetta e assoluta solitudine, una serie di tentativi che arrivano dal mondo dei produttori laziali  i quali vorrebbero mettere in discussione la titolarità della “DOP Pecorino Romano”.

La polemica non è nuova ma sino ad oggi i tentativi si sono “limitati” a boutade più o meno argomentate, buone per alimentare un dibattito prossimo più ad una campagna elettorale che alla articolazione di un pensiero strutturato e seriamente rivendicativo.

Ma la strategia sta cambiando:

Si chiama «Pecorino romano Dop» eppure viene prodotto per il 97% in Sardegna. Non solo, può sembrare una banalità ma è quantomeno curioso che la sede del Consorzio del pecorino romano si trovi a Macomer, in provincia di Nuoro. Perché ormai si sta consumando una vera e propria battaglia tra il Lazio e la Sardegna con la Coldiretti regionale che chiede al Ministro delle politiche agricole di istituire la nuova Dop del cacio romano. Se la richiesta passasse si avrebbero a questo punto due dop di pecorino, una sarda e una romana. «Ma almeno – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – avremmo finalmente una filiera autenticamente nostrana e autonoma dalla produzione sarda». 

Chi parla è il presidente della Coldiretti Lazio David Granieri  che trova nel Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, un formidabile alleato:  “siamo al vostro fianco a difesa della identità di un prodotto che ci appartiene per storia. Non accetteremo mai – ha detto Nicola Zingaretti – p olitiche che possano distruggere l’economia della nostra regione. È inammissibile che dietro l’aggettivo Romano ci siano tutti tranne quelli che il pecorino lo hanno inventato.

Oggetto del contendere la richiesta di riconoscimento, al Ministero per le Politiche Agricole, della indicazione geografica tipica al prodotto denominato  Cacio Romano e che altro non è se non un surrogato del Pecorino Romano DOP (con l’aggravante  che sulla domanda di tutela pare che i vertici del Ministero delle Politiche Agricole abbiano assicurato il rilascio di un primo parere favorevole).

E’ evidente come  la polemica stia salendo nei toni e nella strategia e sebbene il Consorzio abbia il primario compito di tutelare il prodotto e il comparto (cosa che peraltro fa da anni benissimo e con risultati talmente eclatanti che gli sono valsi per ottenere dal 1981 anche l’incarico di vigilanza sulla produzione sul commercio della intera DOP), di fronte ad un ingresso in campo delle massime istituzioni laziali, è doverosa una decisa presa di posizione delle omologhe istituzioni sarde.

E, si badi, non per mere questioni di campanile, quanto per una doverosa difesa di uno dei prodotti trainanti la nostra economia rispetto al quale la Regione in tutte le sue articolazioni, ha investito negli anni una quantità enorme di risorse per far raggiungere a quel prodotto un posizionamento nei mercati rilevantissimo che oggi qualcuno mette in discussione accampando scuse di ordine, per così dire, semantico.

Nel merito, la richiesta di riconoscimento della IG al prodotto “cacio romano”  è pregiudizievole:

  1. perché viola il quadro normativo attuale.  Giova ricordare che il Pecorino Romano DOP, ancorché riconosciuto con Reg. CE 1107/96, risultava protetto in Italia fin dalla Convenzione di Stresa del 1951. In particolare, il formaggio Pecorino Romano risultava nell’allegato A di tale convenzione. In precedenza, ancor prima del sistema di riconoscimento introdotto dal Regolamento CE n. 2081/1992 , la denominazione risultata protetta dal DPR n.1269 del 30 Ottobre 1955. In sostanza, non solo a sostegno della DOP militano ragioni, per così dire, di priorità temporale, ma soprattutto il Regolamento CE 1151/2012  assicura alla denominazione in parola un consistente ed efficacie grado di tutela escludendo sin dal principio qualsiasi convivenza pregiudizievole con segni distintivi identici, simili o anche solo evocativi.
  2. perché viola le regole che governano i mercati e la concorrenza ingenerando nei consumatori quella confusione e sviamento a totale discapito del prodotto tutelato per primo;
  3. perché il danno economico che deriverebbe danneggerebbe non solo i produttori sardi, ma anche quelli laziali. Non sfugga, infatti, che l’ambito di produzione contemplato nella DOP, comprende i territori sardi e laziali, prova ne sia che fanno parte del Consorzio di tutela diversi produttori e cooperative provenienti dal Lazio. Certo, diversi sono i volumi prodotti in Sardegna (oltre il 90% della produzione avviene in Sardegna)  ma questo dipende dai maggiori investimenti dei privati e dalle scelte politiche che su quel prodotto ha creduto, determinando quindi un innalzamento degli standard qualitativi e gustativi.

Insomma, la storia del Pecorino Romano DOP , a partire dalla fine dell’Ottocento,  è parte integrante della storia economica, sociale e culturale della nostra terra ed anche la scelta di fissare la sede del Consorzio di tutela a Macomer, è assolutamente rispettosa di quella storia poiché a Macomer si insediarono i primi industriali laziali e da Macomer il prodotto parti per la conquista dei mercati americani, mercati ancor oggi destinazione privilegiata.

Gianfranco CONGIU, presidente del gruppo “Partito dei Sardi” in Consiglio Regionale.

P.S.  è utile andare a leggere gli articoli apparsi sui mezzi di informazione laziali per cogliere il clima che si respira attorno a questa vicenda:

RASSEGNA STAMPA

Roma Corriere

Rai News

Tusciaweb

Cinquequotidiano

ANSA

Il Mattino

ANSA

Il Mattino

New Tuscia web

Il Tempo

Il tabloid.it

Huffingtonpost

Sienanews.it

Brescia oggi.it

Adnkronos.com

Giovani Impresa.coldiretti.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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