
di Gianfranco Congiu, presidente del Gruppo “Partito dei Sardi” in Consiglio Regionale.
Lunedì scorso si è consumata la solita liturgia alla quale assistiamo da anni a ridosso della scadenza dei termini per la stesura del Piano di Dimensionamento Scolastico. Presenti tutte le istituzioni provinciali (commissario, USP, sindaci e dirigenti scolastici della Provincia di Nuoro) e tutti a descrivere la particolare situazione delle aree interne e le ragioni di un disperato appello.
Senza alcuna preventiva condivisione, sono circolate le linee guida proposte dall’assessore regionale e la proposta di riorganizzazione della rete scolastica della provincia Nuoro che ripropone il solito schema trito e ritrito.
Ha ragione il sindaco di Macomer Antonio Succu quando parla di mancanza di prospettiva, mancanza di coraggio nel proporre parametri differenti, mancanza di strategia.
Dobbiamo arrenderci alla ineluttabilità del calo demografico e perdere scuole e autonomie senza batter ciglio? Certamente no.
Queste (e molte altre) le ragioni che oggi ci hanno indotto a divulgare il seguente COMUNICATO STAMPA:
NUOVO PIANO DI DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO NEFASTO PER LE ZONE INTERNE: SI PUÒ VINCERE IL DIVARIO CON I POLI URBANI GARANTENDO PIÙ SERVIZI.
Non vogliamo contribuire alla desertificazione delle zone interne con un Piano di dimensionamento scolastico avulso dalla realtà delle zone marginali. Esercitiamo fino in fondo le prerogative statutarie (art. 5 Statuto) che ci consentono, nel campo della istruzione, di adattare la normativa nazionale alle nostre esigenze e proteggiamo le zone dal rischio di ulteriore spopolamento. Abbiamo già dato sul piano della riorganizzazione patendo più di altri il peso dei tagli e degli accorpamenti. Il nuovo piano di dimensionamento scolastico può essere il primo terreno dove sperimentate quelle misure di perequazione tra poli urbanizzati e aree marginalizzate nelle quali, oggi più che mai, l’imperativo categorico è aumentare i servizi: trasporti, scuolabus, tempo pieno; implementazione dei laboratori tecnici, servizi mensa, sostegno agli studenti in difficoltà, materiale didattico gratuito, borse di studio, tutto ciò da ripartire prioritariamente nelle aree interne, montane e marginalizzate.
Le aree interne non possono essere chiamate ad una competizione con gli ambiti urbani basata sulLe medesime (e rigide) regole demografiche che premiano gli aggregati più popolosi a discapito degli altri.
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