
Due giorni fa la presentazione del Piano straordinario del Lavoro da parte della giunta regionale a Nuoro.
Sono intervenuto nel dibattito (ne parla oggi la Nuova Sardegna, in basso lo screen dell’articolo) proponendo di correggere le misure di riequilibrio a favore delle aree interne poiché le “risorse aggiuntive del 10% a vantaggio dei centri con più alto indice di spopolamento” non può essere da sola misura di riequilibrio del divario tra aree interne e poli urbani o metropolizzati.
Mi ostino a chiamarlo PIANO STRAORDINARIO DEL LAVORO, per usare la terminologia che noi del Partito dei Sardi utilizzammo nella stesura di un emendamento che apportammo alla Finanziaria 2018 e che ha fatto da apripista, innescando il dibattito politico in aula sul fatto che la finanziaria prestasse un’attenzione fuori dal comune attorno al tema che maggiormente affligge la società Sarda: il LAVORO(clicca qui).
Rimarginare la profonda ferita occupazionale che riguarda l’intero territorio della Sardegna e intercettare quei primi e timidi segnali di ripresa economica che, sebbene non abbiano assunto una connotazione strutturale, tuttavia devono essere sostenuti da immissioni, nel ciclo economico, di risorse finanziarie consistenti e non limitate alla corrente annualità di bilancio. Il tutto all’interno di una procedura snella e rapida che faccia spendere le risorse in fretta e bene.
Questo era l’incipit della nostra proposta.
Inoltre, in sede di votazione finale della manovra, chiesi e ottenni l’unanimità dell’aula attorno ad un emendamento sulla perequazione dei trasferimenti in favore delle aree interne e che ha riscritto l’impostazione dell’art. 2 comma 2 della legge istitutiva LavoRas in questo modo: “La Giunta regionale, in attuazione dell’articolo 3, comma 2, della legge regionale 4 febbraio 2016, n. 2, entro trenta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, approva le azioni, gli ambiti di intervento e le modalità organizzative del programma “LavoRas” e le conseguenti variazioni di bilancio relative alla rimodulazione dei fondi statali e comunitari.”
Ecco l’essenza dell’emendamento.
Ma perché “in attuazione dell’articolo 3 comma 2 della legge regionale 2/2016?
Perche quella è la norma che ha coniato e importato nella legislazione regionale il cd. principio di perequazione dei trasferimenti finanziari a favore delle aree interne e marginali e che recita così: gli strumenti della programmazione e le politiche di sviluppo sono ispirati ai valori della coesione e della diffusione equilibrata della crescita economica e sociale, con particolare riguardo alle aree svantaggiate, alle aree interne e rurali e ai territori più deboli e marginali (art. 2, comma 2, legge regionale n. 2/2016).
Fu un articolo di legge che scrissi personalmente nella consapevolezza che le aree interne ed in particolare il nuorese, fosse l’ambito territoriale nel quale fosse maggiore la difficoltà, per i lavoratori espulsi dal ciclo lavorativo, di trovare nuova occupazione.
Secondo uno studio commissionato nel 2015 dalla Regione ad ASVAPP (Associazione per lo sviluppo, valutazione e analisi delle politiche pubbliche) proprio nel Nuorese l’indicatore della probabilità di trovare lavoro entro un anno sia pari a -0,015 (unica provincia Sarda, insieme a Carbonia-Iglesias, con il segno meno); Sassari + 0,017; Olbia +0,080; Ogliastra + 0,045; Medio Campidano + 0,008; Oristano +0,017.
Ebbene, in questo momento nel Piano LavoRas mancano completamente proprio quelle regole attraverso le quali riequilibrare il divario tra aree interne e aree urbane.
Siamo d’accordo sulla percentuale aggiuntiva del 10% a favore dei comuni con un alto indice di spopolamento, ma non possiamo non tener conto del fatto che lo spopolamento si registra ovunque, da Cagliari ad Alghero, da Sassari a Nuoro a Olbia, ma lo spopolamento di Nuoro e delle aree marginali del Nuorese non è certamente paragonabile a quello di Cagliari o di Olbia.
Di fatto il Piano apre un matching (confronto) tra aree urbane e aree interne, con un predominio delle prime sulle seconde.
Non era questo lo spirito della norma. Non erano queste le finalità cui avevamo lavorato.
Ben vengano gli stanziamenti sulla cantieristica innovativa e finalizzata (scenario presente anche nella nostra prima proposta in quanto strategia di spesa legata a progetti specifici e non distribuzione di sussidi a pioggia) ma senza un vero riequilibrio in favore delle aree interne, il Piano si presenterà comunque incoerente rispetto alla sua norma istitutiva».
Gianfranco Congiu, capogruppo del PDS in Consiglio regionale.
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