REGIONE c/ GOVERNO: O SI ALZA IL TIRO O SI CHINA IL CAPO. | di Gianfranco Congiu

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Sul sito della Corte costituzionale è scaricabile il video della udienza pubblica del 24 ottobre in cui è stato discusso il ricorso proposto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri per una presunta illegittimità costituzionale dell’articolo 3 della legge istitutiva l’Agenzia Sarda delle Entrate (clicca qui e vai al minuto 26:15).

Al di là delle rispettive posizioni, ciò che colpisce è l’incipit del legale della Regione:  “… devo confessare che mi ha  molto sorpreso questo ricorso e francamente non ne ravviso le ragioni.  C’è forse un pregiudizio negativo nei confronti della Regione Sardegna? Quello stesso pregiudizio negativo che abbiamo visto nella cosiddetta Vertenza Entrate in cui sono state disattese vostre pronunce con lo stesso pregiudizio negativo che ha condotto (il governo, ndr)  a stipulare con altre Regioni o Province autonome accordi bilaterali  molto più vantaggiosi per gli enti territoriali? Non saprei ma francamente non  ravvisiamo le ragioni di questo ricorso (…)  Nozione di controllo: l’art. 1 attribuisce la funzione di controllo delle entrate da tributi devoluti e/o compartecipati: il controllo non è accertamento; non è riscossione; non è certamente imposizione; non è conformazione del tributo …non è un controllo sui singoli tributi ma un controllo sui FLUSSI delle entrate e questa previsione normativa è tutta interna alla regione Sardegna. Si tratta di una procedura che è stata immaginata dal legislatore regionale per ragioni di buona amministrazione: si rimprovera forse al legislatore regionale di aver applicato  l’art. 97 della Costituzione ? Può essere impedito alla regione di disciplinare una sua procedura  interna? Mi sembra inverosimile.  l’art. 3)  afferma che la Regione PROMUOVE tutte le azioni necessarie per riconoscere in capo alla Regione la piena titolarità di certe funzioni: con questa norma la Regione impegna se stessa (contenuto precettivo interno) per trovare una intesa con lo Stato. Non è forse consentito  al legislatore regionale vincolare i propri organi interni a trovare intese con lo Stato?….. ” 

Mi è sembrato il caso di riportare questi brani perchè sono sintomatici del clima che si è creato attorno alla nostra Agenzia delle Entrate, un clima che condiziona la proposizione di un ricorso che  il tecnico non esita a definire “incomprensibile”,  le cui  vere ragioni  vanno, probabilmente,  ricercate nel complessivo clima di pregiudizio negativo che caratterizza  i nostri rapporti con il governo centrale e che ci porta a registrare, sul piano della negoziazione delle entrate, una irragionevole disparità di trattamento tra noi e  altre Regioni a Statuto speciale.

Perchè irritarsi del controllo dei flussi da parte di un’Agenzia regionale?  Perchè questo turbamento rispetto ad una norma programmatica che auspica un  controllo maggiormente esteso a tutti i tributi generati in Sardegna e non solo quelli propri? Che ragioni vi sono ad impugnare una norma che, addirittura, rappresenta la concreta applicazione dell’art.97 della Costituzione e, quindi, addirittura annoverabile come una buona pratica?

Questo il clima che respiriamo da tempo, lo stesso che registriamo attorno ad analoghe vertenze.

Ad esempio quella sugli accantonamenti.
Non c’era bisogno di una  patetica ammuina romana per rendersi conto che, a bocca di finanziaria, il nostro interesse a sterilizzare gli accantonamenti cozzasse inevitabilmente con quelli, opposti, del governo di Roma.
Se gli accantonamenti del 2017 e che  hanno fatto gridare allo scandalo, “pesavano” sul capo delle regioni per circa 3.9 miliardi, quelli del 2018 peseranno quasi 5 miliardi e mezzo. Per la Sardegna vuol dire che ai 680 milioni del 2017 andranno ad aggiungersi ulteriori 152 milioni.
Cosa dovevamo, quindi, aspettarci da un governo (e’ vero) geneticamente sordo, ma che sugli accantonamenti è forte di  un recente via libera da parte della Corte costituzionale?
Cosa ci aspettavamo da chi ritiene di essere nel pieno della legittimità e che, anzi, bolla gli altri come sleali?
Ricordiamoci che la sentenza 154/2017 della Corte costituzionale ha sancito la legittimità delle norme sugli accantonamenti, crescenti per il triennio 2017/19 e che ha addirittura bollato come sleali quelle regioni (vedi la Sardegna) che non hanno partecipato né alla discussione ne’ alla ratifica degli accordi bilaterali con lo Stato.
Di fronte ad un quadro così definito cosa potevamo attenderci se non un garbato invito a riprendere la via del rientro?
Ora, essendo abbondantemente certificato che il governo non voglia muovere un passo in più rispetto a ciò che gli è attualmente consentito dalle norme e dalla giurisprudenza della Corte costituzionale,  resta da interrogarsi su come interpretare questo momento.
Non vedo altre opzioni: o si alza clamorosamente il tiro o si china il capo.  Escludo la seconda.

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