
Da qualche giorno – esattamente all’indomani della vittoria di Zedda a Cagliari (sarà un caso?) – anche SEL, ROSSOMORI e UPC si sono accorti che la riforma sanitaria (nella versione proposta dalla giunta regionale) non gira come dovrebbe.
Buongiorno!
Da tempi non sospetti noi del PDS (sino ad avantieri in perfetta e assoluta solitudine) andavamo dicendo cosa esattamente non funzionava, i rischi che si correvano ad impostare una riforma attorno ad un direttore generale plenipotenziario, onnisciente e onnipresente al quale, di fatto, ci accingiamo a consegnare la metà del bilancio regionale.
Non solo: da tempi non sospetti abbiamo proposto una serie di correttivi (sintetizzati in oltre 30 emendamenti) ma soprattutto una proposta di legge specifica che data addirittura 20 maggio 2014.
Da tempo andiamo chiedendo l’avvio del confronto tecnico/politico nel merito della riforma ma, di fatto, siamo rimasti inascoltati.
Sara’ questa la volta buona (parlare di sanità come erogazione di servizi sanitari ai cittadini) oppure siamo solo di fronte ad un passaggio all’incasso di un (presunto) credito elettorale?
Lo vedremo nei prossimi giorni.
Per ora, con il comunicato che segue, ribadiamo la nostra posizione.
A innantis
Gianfranco Congiu
COMUNICATO STAMPA
I consiglieri del Partito dei Sardi sono contrari a strumentalizzazioni politiche che inquinano la discussione sulla riforma della sanità in Sardegna.
Siamo contenti della presa di coscienza che sta maturando su un argomento così importante. E ci inorgoglisce che finalmente venga riconosciuto quello che da due anni ad oggi, spesso in solitudine, diciamo e proponiamo per modificare una riforma che presenta molti punti oscuri e poca chiarezza attuativa. Ci fa piacere constatare che le forze politiche di maggioranza concordano finalmente sulla necessità di affrontare l’argomento e non accettarlo come dogma di fede, pronti a migliorare un impianto legislativo che presenta evidenti lacune
La nostra proposta di legge data al maggio 2014.
La presentammo ad inizio legislatura intuendo che la discussione che ne sarebbe scaturita sarebbe stata complessa: perché su una materia così delicata e decisiva per la vita delle persone prima ancora che per le casse della Sardegna c’era e c’è bisogno di approfondimenti e confronto, il che significa prendersi il tempo sufficiente per potercondividere quanto più possibile le scelte in materia di sanità. Avevamo ragione allora e abbiamo ragione adesso ad evidenziare che la riforma della NOSTRA sanità deve essere contestualizzata al NOSTRO territorio, alla NOSTRA popolazione, alle NOSTRA storia, alle NOSTRE infrastrutture (poche e non adeguate ai tempi), ai NOSTRI apparati amministrativi e ad una visione di sanità che si deve strutturare sulla NOSTRA realtà e non su realtà metropolitane o dettate da strateghi della penisola.
Abbiamo sempre rivendicato, e lo faremo ancora, il giusto ruolo della tutela della salute nei territori periferici e disagiati attribuendo il ruolo dovuto agli ospedali e rafforzandone i servizi, convinti che accentrare, prima o poi, fa scoppiare il centro, accentuando i disservizi nei grandi ospedali; abbiamo cercato di incoraggiare la riflessione sulle finalità dell’innovazione e valutare le possibili trasformazioni; abbiamo sempre fissato il principio della uniformità della distribuzione dei livelli minimi di assistenza e della sua omogenea erogazione per tutti i sardi e in tutti i territori; abbiamo espresso dubbi sulla possibile (certa) deriva verticistica aziendalista che di fatto allontana i territori, i cittadini e i dipendenti dalla direzione aziendale con un modello che potrebbe funzionare in una industria di automobili, ma che sicuramente ha grossi limiti nella produzione di salute e qualità di vita, sforzandoci di far capire che questo accentramento di poteri su una sola persona, di fatto, sterilizza e svuota di competenze e prerogative la politica sarda, le sue istituzioni e i suoi rappresentanti eletti, rendendo di conseguenza difficile se non impossibile l’attività di verifica e controllo sull’operato del Direttore (dittatore) Generale ; stiamo evidenziando, da mesi, che le forme di controllo sul Direttore Generale della ASL Unica (ASUR) sono deboli e non ben definite e che il suo obiettivo principale (la quadratura dei bilanci) inevitabilmente si rifletterà su qualità e quantità dei servizi, scivolando verso un lento ed inesorabile indebolimento dei livelli complessivi di protezione della salute e di alta insoddisfazione delle prestazioni ricevute; siamo convinti che i risparmi devono prima di tutto arrivare centralizzando servizi amministrativi e la gestione delle funzioni di supporto alla erogazione dei servizi sanitari, scovando sacche di sperpero che si annidano a tutti i livelli.
Finalmente…… adesso che tutti abbiamo preso coscienza che si deve discutere cerchiamo di lavorare ed esitare una legge di riforma che migliori il nostro Sistema Sanitario, migliori la qualità dei servizi, migliori le condizioni di lavoro degli operatori sanitari e renda sostenibile la spesa.
Augusto Cherchi Gianfranco Congiu. Piermario Manca
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